Nel complesso panorama sociale contemporaneo, i concetti di disabilità, handicap, invalidità e
non autosufficienza rivestono un ruolo di fondamentale importanza.
Questi termini, spesso utilizzati in modo intercambiabile nel linguaggio comune, hanno in realtà
significati specifici e distinti, ciascuno con le proprie implicazioni legali, sociali e personali.
Comprendere a fondo queste differenze è essenziale non solo per gli addetti ai lavori, ma per
l'intera società, al fine di promuovere una cultura di inclusione e rispetto verso tutte le persone,
indipendentemente dalle loro condizioni fisiche o mentali.
1. La Persona con Disabilità: Definizione e Implicazioni Sociali
La disabilità è un concetto ampio e complesso che si riferisce alla condizione di chi, a causa di
una menomazione fisica, sensoriale, intellettiva o psichica, si trova ad avere una ridotta capacità
d'interazione con l'ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma.
Questa definizione, apparentemente semplice, nasconde una realtà molto più sfaccettata e in
continua evoluzione.
La disabilità non è una caratteristica intrinseca della persona, ma il risultato dell'interazione tra le
sue condizioni di salute e l'ambiente in cui vive. Questo principio, sancito dalla Convenzione ONU
sui diritti delle persone con disabilità, rappresenta un cambio di paradigma fondamentale: da un
modello medico, che vedeva la disabilità come un problema individuale da "curare" si è passati a
un modello sociale, che riconosce la responsabilità della società nel creare barriere o, al contrario,
facilitare la piena partecipazione di tutti i suoi membri.
Le persone con disabilità possono sperimentare limitazioni in vari ambiti della vita quotidiana:
È fondamentale sottolineare che queste limitazioni non definiscono la persona nella sua interezza.
Ogni individuo con disabilità ha talenti, aspirazioni e potenzialità uniche che, in un contesto sociale
adeguato, possono fiorire e contribuire alla ricchezza della comunità.
La società ha il dovere morale e legale di rimuovere le barriere che impediscono la piena
partecipazione delle persone con disabilità.
2. Portatore di Handicap e Handicap Grave
Il concetto di handicap è strettamente legato a quello di disabilità, ma con una sfumatura cruciale.
Mentre la disabilità si riferisce alla condizione della persona, l'handicap rappresenta lo svantaggio
sociale che deriva da quella condizione quando l'ambiente non è adeguatamente adattato.
La definizione di portatore di handicap è sancita dall'articolo 3, comma 1, della legge n. 104/1992.
Secondo questa normativa, si considera portatore di handicap colui che, a causa di una
minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, si trova in una
situazione di svantaggio sociale o di emarginazione nel proprio contesto di riferimento.
Questa definizione è particolarmente importante perché:
1. Riconosce la natura multidimensionale dell'handicap, che può manifestarsi in ambito fisico,
psichico o sensoriale.
2. Sottolinea la possibilità di evoluzione della condizione, distinguendo tra minorazioni
stabilizzate e progressive.
3. Pone l'accento sulle conseguenze sociali dell'handicap, evidenziando come esso possa
portare a situazioni di svantaggio o emarginazione.
Le difficoltà che un portatore di handicap può incontrare sono molteplici e possono riguardare,
l'apprendimento, le relazioni interpersonali, l'integrazione lavorativa.
Questa legge introduce anche il concetto di handicap grave, riferendosi a situazioni in cui la
minorazione ha ridotto l'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un
intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di
relazione. (Art.3 comma 3 Legge 104/92).
Questa condizione si verifica quando la minorazione, singola o plurima, ha ridotto l'autonomia
personale in modo significativo, considerando anche l'età della persona.
Le caratteristiche principali di questa condizione sono:
1. La necessità di assistenza continua: la persona non può essere lasciata sola e richiede un
supporto costante.
2. L'intervento globale: l'assistenza deve coprire tutti gli aspetti della vita quotidiana, dalla cura
personale alle attività sociali.
3. La riduzione significativa dell'autonomia: la persona non è in grado di svolgere
autonomamente molte delle attività considerate normali per la sua età.
Il riconoscimento della situazione di gravità comporta l'accesso a una serie di benefici e tutele
aggiuntive, sia per la persona con handicap che per i familiari che se ne prendono cura. Tra questi,
ad esempio, ci sono permessi lavorativi più estesi e agevolazioni fiscali specifiche.
La sfida per la società è quella di ridurre al minimo le situazioni di handicap, creando un ambiente
il più possibile inclusivo e accessibile.
3. L'Invalido Civile: Aspetti Legali e Sociali
L'invalidità civile è un concetto giuridico che si riferisce alla riduzione della capacità lavorativa o,
per i minori e gli ultrasessantacinquenni, alle difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni
proprie della loro età. A differenza della disabilità, che è un concetto più ampio, l'invalidità civile ha
una definizione specifica nella legislazione italiana e dà diritto a determinati benefici economici e
assistenziali.
Si considera invalido civile il cittadino affetto da minorazioni congenite o acquisite, anche a
carattere progressivo, che hanno ridotto permanentemente la capacità lavorativa in misura non
inferiore a un terzo o, per i minori di 18 anni e per gli ultrasessantacinquenni, che abbiano difficoltà
persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età.
È importante sottolineare che l'invalidità è considerata "civile" quando non deriva da:
Cause di servizio (come nel caso dei militari), Cause di guerra o Cause di lavoro.
Il riconoscimento dell'invalidità civile avviene attraverso un processo di valutazione medico-legale
che determina la percentuale di invalidità. Questa percentuale è cruciale perché da essa
dipendono i benefici a cui la persona ha diritto.
La valutazione dell'invalidità civile non è statica, ma può essere soggetta a revisioni nel tempo, sia
su richiesta dell'interessato (in caso di aggravamento) sia su iniziativa dell'INPS.
È fondamentale sottolineare che il riconoscimento dell'invalidità civile non dovrebbe essere visto
solo come un mezzo per ottenere benefici economici, ma come uno strumento per garantire pari
opportunità e inclusione sociale. Le risorse erogate dovrebbero essere utilizzate per migliorare la
qualità della vita della persona, favorire la sua autonomia e facilitare la partecipazione attiva alla
vita sociale e lavorativa.
4. La Persona Non Autosufficiente: Una Sfida per l'Individuo e la Società
La non autosufficienza è una condizione che si verifica quando una persona non è in grado di
compiere autonomamente gli atti elementari della vita quotidiana e necessita di assistenza
continua. Questa situazione può derivare da varie cause, tra cui malattie croniche, disabilità gravi o
l'invecchiamento.
Una persona è considerata non autosufficiente quando non può provvedere alla cura della propria
persona e mantenere una normale vita di relazione senza l'aiuto determinante di altri.
Le attività di base della vita quotidiana (ADL - Activities of Daily Living) che vengono considerate
nella valutazione della non autosufficienza includono: Lavarsi, Vestirsi e svestirsi, Utilizzare i
servizi igienici, Spostarsi, Controllare le funzioni corporee, Alimentarsi.
Oltre a queste, vengono spesso valutate anche le attività strumentali della vita quotidiana (IADL -
Instrumental Activities of Daily Living), come: Fare la spesa, Preparare i pasti, Gestire il denaro,
Utilizzare il telefono, Assumere farmaci.
La valutazione della non autosufficienza è cruciale per l'accesso a varie forme di assistenza e
agevolazioni, tra cui: Assistenza domiciliare, Ricovero in strutture specializzate, Detrazioni fiscali
per le spese di assistenza (come previsto dalla Finanziaria 2007)
La non autosufficienza rappresenta una sfida significativa non solo per l'individuo che la vive, ma
anche per la famiglia e per l'intero sistema di welfare. Le implicazioni sono molteplici:
1. Carico assistenziale: Spesso ricade sui familiari, con conseguenze sulla loro vita
lavorativa e personale.
2. Costi sanitari e sociali: La necessità di assistenza continua comporta spese elevate per il
sistema sanitario e per le famiglie.
3. Qualità della vita: La perdita di autonomia può avere un impatto significativo sul
benessere psicologico della persona.
4. Organizzazione dei servizi: Richiede una rete di servizi socio-sanitari integrati e flessibili.
Per affrontare queste sfide, sono necessarie politiche e interventi su più livelli:
Prevenzione: Promuovere stili di vita sani e attivi per ritardare l'insorgenza della non
autosufficienza.
Assistenza domiciliare: Potenziare i servizi che permettono alla persona di rimanere nel
proprio ambiente familiare.
Tecnologie assistive: Sviluppare e diffondere soluzioni tecnologiche che aumentino
l'autonomia.
Formazione dei caregiver: Fornire supporto e competenze a chi si prende cura delle
persone non autosufficienti.
Integrazione socio-sanitaria: Garantire una presa in carico globale della persona e della
sua famiglia.
La sfida della non autosufficienza è destinata a diventare sempre più rilevante con
l'invecchiamento della popolazione. È quindi fondamentale che la società si prepari
adeguatamente, sviluppando modelli di assistenza sostenibili e rispettosi della dignità della
persona.
Conclusioni: Verso una Società Inclusiva e Solidale
I concetti di disabilità, handicap, invalidità e non autosufficienza, pur nelle loro differenze,
condividono un elemento comune: la necessità di una risposta sociale basata sui principi di
inclusione, solidarietà e rispetto della dignità umana.
La sfida per il futuro è quella di superare un approccio meramente assistenziale per abbracciare
una visione che valorizzi le potenzialità di ogni individuo, indipendentemente dalle sue condizioni.
Questo richiede un cambiamento culturale profondo, che veda la diversità come una risorsa e non
come un problema.
L'obiettivo ultimo deve essere la creazione di una società in cui ogni persona possa partecipare
pienamente, contribuendo con le proprie unicità al bene comune.
Questo implica:
1. Politiche inclusive: Leggi e regolamenti che garantiscano pari opportunità in tutti gli ambiti
della vita.
2. Educazione: Promuovere fin dall'infanzia una cultura del rispetto e dell'inclusione.
3. Accessibilità universale: Progettare ambienti, prodotti e servizi utilizzabili da tutti.
4. Ricerca e innovazione: Investire nello sviluppo di soluzioni che migliorino la qualità della
vita delle persone con disabilità o non autosufficienti.
5. Empowerment: Sostenere l'autonomia e l'autodeterminazione delle persone con disabilità.
In conclusione, affrontare le sfide poste dalla disabilità, dall'handicap, dall'invalidità e dalla non
autosufficienza non è solo una questione di giustizia sociale, ma un'opportunità per costruire una
società più equa, solidale e ricca nella sua diversità. Solo attraverso un impegno collettivo e
continuo potremo aspirare a un mondo in cui ogni individuo possa vivere con dignità e realizzare
pienamente il proprio potenziale.
Gloria
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